Venti cime per venti regioni

Il progetto. Il 2018 è stato per noi del CAI di Alessandria un anno particolare: abbiamo infatti festeggiato il 90esimo compleanno della nostra sezione. La festa non ha coinciso con un tradizionale spegnimento di candeline, ma nel perseguire un obiettivo ambizioso, legato – come si pertiene ad una sezione del Club Alpino Italiano – al raggiungimento di alcune vette. Queste vette sono state quelle più alte delle venti regioni Italiane. Venti cime per venti regioni: questo è stato il nostro motto. Il progetto è stato ambizioso, perché fino ad oggi nessuna sezione aveva osato tanto, ed il motivo è senz’altro legato al fatto che – come ogni frequentatore della montagna sa bene – molto spesso non basta una grande forza di volontà per raggiungere una vetta, perché quando si va in contatto con la natura, bisogna stare alle sue regole (meteo, condizioni del territorio, ecc), ed è lei in fin dei conti che decide se accoglierci nella vetta desiderata oppure respingerci. Ed infatti il progetto è partito in salita: tutti i tentativi fatti all’inizio dell’anno di conquistare alcune cime in condizioni invernali (ciaspole o sci) sono andati falliti a causa delle avverse condizioni meteo. Tuttavia, a partire dal raggiungimento della vetta del Redentore (Umbria) fatto ad Aprile, fino ad arrivare alle cime alpinistiche raggiunte nel periodo estivo, l’impegno dei partecipanti è stato premiato con il fatto di aver centrato l’obiettivo: le venti cime sono state conquistate, e la bandiera del 90° ha sventolato in tutto il territorio italiano.

Le emozioni. Basta questo a trasformare un’idea un po’ folle nata nei venerdì sera trascorsi in sezione in un progetto vincente? Secondo noi – visto che ci piace osare e chiedere molto a noi stessi – no. Perché il solo e singolo raggiungimento delle venti cime soddisfa sicuramente la lettera “A” della sigla CAI, perché di attività alpinista ne è stata fatta, con la conquista di alcune delle vette di maggior rilievo delle nostre Alpi. Soddisfa senz’altro la lettera “I”, perché le cime raggiunte sono quelle Italiane. Ma non dobbiamo scordare la lettera “C”: club, cioè associazione, gruppo, o – per conservare l’iniziale – “condivisione”. E la bellezza del progetto è stata proprio qui. Per come avevamo pensato il progetto, le cime sono state raggiunte dalle gite sociali organizzate dalla sezione, ma è stato dato ampio spazio anche ai soci CAI per organizzare in autonomia le salite alle cime, in modo che ognuno fosse motivato a dare il suo piccolo grande contributo. Ed infatti in molti casi le cime sono state raggiunte più volte da gruppi diversi: non conta chi arriva prima, ma solo quanti di noi si sono sentiti parte del progetto, che non esclude ma unisce. E’ stata una festa durata un anno, trascorsa nell’ambiente che più amiamo insieme a vecchi e nuovi amici: praticamente un sogno che si avvera!

I numeri. Visto che il progetto ha dato ampio spazio all’iniziativa singola, le gite sono state ben superiori alle 20 necessarie per completare il progetto: alcune di esse sono state infatti ripetute più volte da cordate diverse. Il bilancio finale è di ben 42 gite portate a termine con successo. Di queste, 15 sono state organizzate come gite sociali, mentre le altre 27 hanno beneficiato della proattività dei singoli partecipanti al progetto.

Il progetto è nato dal CAI di Alessandria, ma ha raccolto tante adesioni entusiastiche da parte di amici soci di altre sezioni CAI. Più nel dettaglio, le persone che hanno aderito al progetto, raggiungendo almeno una delle venti cime, sono state globalmente 92, mentre i partecipanti alle gite legate al progetto sono stati in totale 235. La grande maggioranza di queste persone è iscritta al CAI di Alessandria (59 partecipanti al progetto, 189 partecipanti alle gite), come era facilmente ipotizzabile visto che il progetto partiva da lì. A seguire, è stata registrata una bella presenza del CAI di Novi (7 al progetto, 17 alle gite), in modo particolare per alcune delle gite alpinistiche, e del CAI di Foggia (8 persone), i cui soci hanno partecipato alla salita del Cornacchia, cima più alta della loro regione. A seguire i soci del CAI di Terni (4 al progetto, 6 alle gite), ed i 4 che pur non essendo (ancora?) soci del CAI, hanno partecipato entusiasti alla gita sociale del Saccarello.

La cima che ha visto il numero maggiore di gite effettuate (4 totali) e partecipanti (35) è stata quella del Saccarello, vetta della Liguria: il binomio vicinanza ad Alessandria – difficoltà tecnica contenuta (E) ha infatti fatto sì che un maggior numero di soci abbiano potuto aderire alla salita. La gita sociale più partecipata è stata invece quella al monte Prado (cima della Toscana), con 27 partecipanti: il lungo viaggio previsto (ben 4 ore di pullman a tratta), non ha scoraggiato i soci che hanno aderito entusiasti.

La cima più vicina ad Alessandria, quella più alta del Piemonte, ha rappresentato anche quella tecnicamente più difficile: la Punta Dufour (difficoltà AD). Sebbene essa sia interamente in territorio svizzero, la sua anticima rappresenta il punto più alto del Piemonte, e data la sua importanza essa è stata scelta come obiettivo piemontese del progetto. La gita più breve è quella che porta anche alla cima più bassa, quella della Puglia, il Monte Cornacchia. Raggiunta da due diverse gite, una di esse ha rappresentato l’occasione per la creazione di un bel rapporto con il CAI di Foggia, nonché per portare in vetta il partecipante più giovane dell’intero progetto (bravo Mattia!).

La prima cima ad essere stata raggiunta è stata quella del Redentore (Umbria), effettuata in aprile in ambiente ancora innevato e quindi molto affascinante. Sebbene l’ultima salita prevista fosse la già citata gita sociale al Saccarello di ottobre, in effetti lo è stata la salita al Cimone effettuata da uno dei soci del CAI Alessandria pochi giorni prima di Natale, a dimostrazione che il progetto si sarebbe concluso davvero solo il 31 Dicembre!